Sostanze chimiche prodotte dal cervello durante il gaming e sfere emozionali coinvolte

Che cosa succede al cervello con i videogames?

Reali cambiamenti della materia grigia si verificano, anche se è ancora troppo presto per sapere quanto siano dannosi

Da tempo ci si chiede se l’eccessiva frequentazione del mondo virtuale dei video-games, soprattutto di quelli violenti, possa procurare danni cerebrali: adesso è arrivata la dimostrazione concreta che quelle paure non erano poi del tutto infondate perché in effetti cambiamenti della materia grigia si verificano, anche se forse è ancora troppo presto per sapere quanto siano dannosi.

DOPO 10 ORE PERDI IL CONTROLLO – Ad esempio bastano 10 ore di videogames violenti nell’arco di una settimana perché le aree cerebrali che tengono sotto controllo i comportamenti aggressivi riducano la loro attività: l’ha dimostrato con la risonanza magnetica funzionale uno studio dell’Università di Indianapolis presentato al congresso della Società di Radiologia di Chicago. Volontari con età fra 18 e 29 anni in una settimana hanno giocato per 10 ore a videogames violenti con sparatorie e in quella successiva se ne se ne sono astenuti completamente: alla fine dei due cicli di videogames venivano sottoposti a vari test di stimolazione emotiva mentre l’attività del loro cervello veniva scandagliata con risonanza magnetica funzionale. La differenza è stata netta sia confrontando la settimana di gioco con quella di astinenza, sia facendo un confronto con soggetti di controllo che non avevano mai giocato. Il fatto che dopo l’astinenza l’attività cerebrale tornava a essere normale indica che esistono buone potenzialità di recupero, ma quello che ancora non sappiamo, dicono gli autori dello studio, è cosa può succedere al cervello con anni di sollecitazioni continue.

ALTERAZIONI BIOCHIMICHE – Un altro studio delle Università di Amsterdam e di New York pubblicato su Science ha peraltro scoperto che i video violenti fanno riconfigurare il tipo di neuroni del cervello: esaminandolo con la BOLD-fMRI (una particolare risonanza che rintraccia eventuali variazioni biochimiche cerebrali, più o meno come fa la PET) si è visto infatti che aumentano i neuroni più adatti ad affrontare situazioni di attacco o fuga, come nella vita reale può accadere ad esempio in guerra. Aumentano anche le connessioni fra quei centri cerebrali superiori (corteccia frontoinsulare, cingolare dorsale anteriore, inferotemporale e temporoparietale) e inferiori (amigdala, talamo, ipotalamo e mesencefalo) che costituiscono la rete nervosa che controlla il sistema autonomo neuroendocrino e la vigilanza. È stata anche esaminata la saliva di soggetti mentre guardavano alternativamente clip molto violente e clip che non lo erano affatto. Solo in chi guardava clip violente è aumentata la noradrenalina, il neurotrasmettitore che caratterizza proprio i neuroni cerebrali di cui era stata osservata la fioritura con la BOLD-fMRI. La noradrenalina è fondamentale nella risposta generale allo stress perché incrementa l’attenzione e le reazioni di attacco o fuga (fight or flight) favorendo l’attivazione del sistema nervoso simpatico con aumento del battito cardiaco, rilascio di energia sotto forma di glucosio dai depositi corporei di glicogeno e aumento del tono muscolare. In sostanza anche dal punto di vista biochimico è un po’ come se il giocatore si trovasse davvero a combattere di persona nel videogame.

RISCHIO DI ASSUEFAZIONE DA VIDEOGIOCHI – Un altro studio condotto su quattordicenni da ricercatori belgi, canadesi, francesi, inglesi, irlandesi e tedeschi pubblicato su Translational Psychiatry ha dimostrato che confrontando i giocatori casuali con quelli assidui, solo nel cervello di questi ultimi il cosiddetto striato appare più spesso a sinistra e si attiva maggiormente in caso di perdita, un fenomeno che si osserva anche in chi fa uso di cocaina, anfetamine o alcol. Ciò sarebbe legato ad alterazioni della dopamina, il neurotrasmettitore del piacere, tant’è che i ricercatori ipotizzano una sorta di assuefazione da videogames per saturazione dei meccanismi di gratificazione e di compenso.

PIÙ AMICI PIÙ’ CERVELLO – Ma se i video games cambiano alcune aree cerebrali apparentemente in peggio, i socialnetwork come facebook sembrano invece cambiarne altre in maniera verosimilmente positiva: lo ha dimostrato, sempre con la risonanza magnetica, un altro studio anglo-danese delle Università di Londra e di Aarhus pubblicato sui Proceedings della Royal Society of Biological Science. Le aree cerebrali interessate in questo caso sono principalmente la corteccia temporale media e quella entorinale, implicate rispettivamente nella percezione sociale e nella memoria associativa. Il volume di queste due aree aumenterebbe proporzionalmente al numero di amicizie virtuali intrecciate sul web cosicchè lo spessore del netwok sociale attivato on line risulta legato allo sviluppo delle strutture cerebrali implicate nella cognitività sociale. Insomma, più amicizie = più cervello. – Cesare Peccarisi (9 gennaio 2012) – Corriere della Sera Salute > Che cosa succede al cervello con i videogames

Il disturbo da video gioco e gioco online: quali effetti sul cervello

Negli ultimi anni, numerose ricerche sperimentali hanno cercato di identificare quali regioni del cervello sono associate a questo disturbo. I dati emersi tuttavia sono risultati piuttosto difformi e non hanno saputo restituire un’immagine coerente dei meccanismi in gioco. Ciò è dipeso dall’eterogeneità dei paradigmi sperimentali, dalla metodologia di reclutamento dei soggetti, dalla eccessiva differenziazione degli oggetti e dei processi cerebrali posti sotto osservazione e soprattutto dalla difformità delle tecniche di visualizzazione del cervello usate, che corrisponde in parte a una differenza della tipologia dei valori e delle misure ottenibili.

Lo scorso 27 maggio è stata pubblicata sulla rivista scientifica Progress in Neuro-Psychopharmacology and Biological Psychiatry una delle prime ricerche finalizzate a combinare i risultati di questi diversi studi e fornire così una spiegazione più coerente e precisa. La ricerca ha selezionato 40 studi sperimentali che hanno usato l’analisi globale delle strutture e delle funzioni del cervello. I dati ottenuti da questi studi sono poi stati sottoposti a una metanalisi, sono stati cioè aggregati e comparati al fine di ottenere un quadro coerente e sintetico delle correlazioni tra il comportamento di gaming, tra il gioco eccessivo e eventuali modifiche nelle strutture e nelle funzioni cerebrali. La meta-analisi è stata eseguita con una speciale tecnica statistica, la mappatura differenziale seed-based, in grado in grado di aggregare e correlare i dati cerebrali ottenuti con l’uso di strumenti diversi di osservazione del cervello come ad esempio la risonanza magnetica funzionale, la tomografia ad emissione di positroni, la morfometria voxel based, le immagini pesate in diffusione da risonanza magnetica, la magnetoencefalografia.

L’analisi è stata condotta separando gli studi in tre principali paradigmi sperimentali: 1) le ricerche sulle attivazioni cerebrali indotte dagli stimoli del gioco; 2) le ricerche sulle correlazioni tra disturbo da gaming e capacità di controllo volontario e autocontrollo (un’area fondamentale delle funzioni adattative di un individuo); 3) le ricerche sulle correlazioni tra disturbo da gaming, processi decisionali e impulsività.

Come sembra cambiare il cervello nei soggetti con disturbo da gaming

Nelle ricerche sulle attivazioni cerebrali indotte dagli stimoli del gioco, i pazienti con disturbo da gaming mostrano una più elevata attivazione nel precuneo, una struttura corticale interna tra i due emisferi cerebrali nella zona posteriore tra la corteccia somatosensoriale che sembra coinvolta nei processi di memoria episodica, in quelli di autoriflessione e in alcuni aspetti della coscienza. La ricerca ha rilevato anche una più elevata reattività della corteccia cingolata anteriore, una struttura cerebrale importante per l’attenzione, nel monitoraggio del comportamento, nella regolazione delle emozioni, nei processi decisionali e nell’autocontrollo.

Nei compiti che sollecitano l’autocontrollo, i pazienti con disturbo da gioco presentano un’iperattivazione nel lobo temporale superiore destro, nel precuneo, e nell’insula, un’area corticale al centro della consapevolezza dei processi viscerali e somatici, nella coscienza del sé corporeo e nelle emozioni sociali. Negli stessi compiti di controllo volontario questi pazienti mostrano una più bassa funzionalità del lobo frontale inferiore sinistro, un’area critica nell’inibizione dei comportamenti impulsivi e degli automatismi, quindi fondamentale per l’autocontrollo.

Nelle ricerche che tentavano di osservare le funzionalità del cervello dei pazienti con disturbo da gaming durante decisioni rischiose, il quadro emerso ha indicato una significativa iperattivazione nello striato sinistro, una struttura da cui dipende in quale modo l’attivazione e l’iniziazione dei comportamenti impulsivi e automatici. Altro dato interessante è che nei processi decisionali questi soggetti sembrano presentare una più bassa attività in diverse aree della corteccia prefrontale: le regioni da cui dipendono le capacità di regolare e inibire le reazioni impulsive, l’innesco di comportamenti automatici, le decisioni di non avviare comportamenti legati al rischio.

Sono risultati iniziali ma che indicano possibili direzioni di ricerca volte a comprendere meglio e quindi anche a intervenire in modo più efficace e personalizzato quei comportamenti in cui una persona sembra aver perso il controllo sull’uso dei videogiochi e dei giochi online. L’auspicio è che queste ricerche riescano presto a descrivere in che modo il cervello, nei diversi individui, compone la complessità e l’interazione reciproca delle variabili tecnologiche, biologiche, emotive, sociali, culturali che concorrono, nessuna esclusa, a determinare questi comportamenti problematici soprattutto negli adolescenti.

Riferimenti bibliografici

[i] https://icd.who.int/browse11/l-m/en#/http%3a%2f%2fid.who.int%2ficd%2fentity%2f1041487064

[ii] Zheng H, Hu Y, Wang Z, Wang M, Du X, Dong G. Meta-analyses of the functional neural alterations in subjects with Internet gaming disorder: Similarities and differences across different paradigms. Prog Neuropsychopharmacol Biol Psychiatry. 2019 May 27:109656. doi: 10.1016/j.pnpbp.2019.109656.